
Passione e dedizione. Le parole del Preparatore dei Portieri del Settore Giovanile, Gianluca Viti.
Il portiere, è risaputo, è un ruolo differente da tutti, non solo dal punto di vista del gioco ma soprattutto a livello caratteriale. Come si riesce a coinvolgere e far appassionare i ragazzi a questo ruolo?
Al di là dei luoghi comuni la determinazione e caparbietà nel nostro ruolo risultano essere fondamentali. Sin da piccolissimi, personalmente, cerco di scovare piccoli apprendisti portieri, semplicemente chiedendo di provare un allenamento come portiere. Ovviamente tale scelta non deve essere forzata ma condivisa ed accompagnata. Dopo i primi allenamenti, se supportati dalla volontà del singolo, si inizia ad instaurare una complicità che rende il percorso di crescita molto positivo ed appagante. Ritengo sia fondamentale, in maniera adeguata e rispettosa, spingere il ragazzo al massimo impegno anche scolastico e formativo in genere. La crescita personale non deve essere persa di vista.
Obiettivi e didattica. Su quali elementi poni particolare attenzione durante gli allenamenti?
Nei primi anni un giovane portiere deve essere formato sia dal punto di vista caratteriale che prettamente fisico. Abilità psicocinetiche e di coordinamento sono alla base del ruolo e si acquisiscono soprattutto precocemente mentre successivamente possono essere ampiamente sviluppate. Avanzando con l’età, aumenta l’attenzione al gesto tecnico associato alla crescita psicofisica ed infine, acquisiti i corretti gesti tecnici, si cerca di solidificare l’aspetto psicologico, fondamentale per approcciare correttamente i match di qualunque livello. La gradualità è alla base della crescita di un giovane portiere.
Un passaggio fondamentale per la crescita dei giovani portieri è l’errore. Come si supera un errore in partita e come lo gestisci durante gli allenamenti?
Errare è insito nella natura umana. L’errore, da parte mia, viene visto come una grandissima possibilità di miglioramento. Non affrontandolo come tale ma come debolezza da consolidare. L’errore non deve rappresentare un problema da evidenziare ma un aspetto da migliorare. Nel tempo questo atteggiamento rende consapevoli i ragazzi dei propri mezzi e li sprona ancora di più di qualunque rimprovero a migliorare i loro lati meno forti. Perché no anche ridendo o comunque sdrammatizzando i propri errori.